Lapide 4

A fianco della lapide n. 3, compare all’inizio della seconda rampa dello scalone una bella lapide con pregevoli ornamenti intorno al testo marmoreo: è dedicata ad altri Caduti racconigesi (o presunti tali) in una guerra che, nel giudizio odierno non sarebbe più così esaltata come allora. Si tratta della conquista italiana dello “scatolone di sabbia” libico nella guerra per “Tripoli bel suol d’amore”, nel 1911/1912: la lapide è stata posta, però, solo nell’anno VI E.F., cioè nel 1928, dal podestà fascista di Racconigi. Il testo linguistico è splendidamente dannunziano, reboante, retorico: si cita “il sangue degli eroi”, il “fuoco di Roma”, la “nuova grandezza dell’Italia”.

Mancano ancora otto anni alla proclamazione del “ritorno dell’impero sui colli fatali di Roma”: il governo del Duce è impegnato in una durissima e sotterranea lotta ai partigiani libici che, fino al 1931 e alle ultime esecuzioni di massa, continuano a sfidare, dopo il 1912, le truppe italiane d’occupazione nell’antica “Leptis Magna” degli Imperatori romani.

I due primi Caduti nell’elenco (in ordine alfabetico e di grado militare), infatti, non sono morti in Libia nella guerra “ufficiale” del 1911/1912, bensì rispettivamente nel maggio e nel giugno del 1915 in attentati ad opera dei partigiani libici irriducibili: al secondo di quei Caduti, che non risultava nemmeno racconigese, fu concessa la Medaglia d’oro e l’intitolazione di una via centrale (via Cesare Billia).

 

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